La recente decisione del Governo di accelerare sulle nomine dei commissari governativi per le grandi opere ha generato nella comunicazione toni fin troppo trionfalistici e strumentali da parte di alcuni politici che si affrettano a rivendicarla come proprio successo, quando rappresentano invece la prova della sconfitta della democrazia e della condivisione delle opere con i territori.
Infatti il ricorso ai Commissari straordinari per forzare la realizzazione di grandi opere rappresenta l’esatta antitesi ai “dibattiti pubblici” di cui molti eletti erano strenui sostenitori ma che hanno troppo in fretta e colpevolmente dimenticato tacitando con un colpo di codice le ultime difese dei territori dagli assalti degli asfaltatori…
Ebbene come soggetti attivi e presenti sin dalle prime battute all’iter approvativo del completamento del tratto della SS 675 Monteromano – Civitavecchia, in virtù delle circostanziate osservazioni e critiche sempre attentamente motivate contro il cosidetto “tracciato verde” che decreterebbe lo scempio della Valle del Mignone, facciamo importanti precisazioni che purtroppo mai compaiono negli entusiastici comunicati dei fiancheggiatori delle grandi opere – costino quel che costino…
Non risponde al vero che sia già stato nominato un Commissario a sovrintendere all’avvio dei lavori. Al momento esiste solo un atto del Governo, lo schema di DPCM contenente l’elenco delle opere infrastrutturali individuate e il relativo commissario straordinario, all’esame delle Commissioni parlamentari VIII (Ambiente) e IX (Trasporti), che si esprimeranno entro 20 giorni, e soltanto dopo la Presidenza del Consiglio dei Ministri provvederà ad approvare uno o più DPCM per l’attuazione dei provvedimenti.
Al di là del come e del chi sarà il commissario straordinario, rimane il fatto che il territorio e gli enti locali saranno bypassati dai superpoteri di un tecnico scelto per concludere l’opera.
Tutti quelli che plaudono la nomina e l’imminente arrivo dei commissari straordinari, e sono convinti sulla necessità di procedere d’imperio sulle criticità dei vari progetti delle grandi opere, rimaste al palo, fingono quindi di ignorare che sull’avvio dei lavori pende il fondamentale giudizio del TAR della Regione Lazio in accoglimento ai ricorsi presentati da Associazioni, Comitati e Cittadini contro la localizzazione del tracciato all’interno della Valle del Mignone.
Vale la pena quindi riassumere con precisione le tappe salienti di questa vicenda, compresi i motivi per cui l’opera è ferma.
L’iter di approvazione del cosiddetto “tracciato verde” ha subito sin dall’inizio una serie di storture e di forzature, di cui la possibile nomina di un Commissario straordinario sarebbe solo l’ultima in ordine di tempo.
Infatti la Commissione del Ministero dell’Ambiente ha già per ben due volte bocciato il tracciato verde (parere VIA n. 2289 del 20.1.2017 e parere VIA n. 2453 del 07.07.2017) definendo l’opera “immitigabile” ed “insostenibile” ribadendo come “non sia possibile elaborare eventuali prescrizioni e misure di mitigazione, in quanto gli impatti ambientali che si configurano dall’analisi della documentazione fornita dal proponente sono tali da non poter essere mitigati o compensati”.
Nonostante ciò la Presidenza del Consiglio dei Ministri delibera il provvedimento di compatibilità ambientale per il completamento della SS 675 nella valle del Mignone (tracciato verde), avvallando una scelta solo sulla carta economicamente sostenibile pur sapendo che è assolutamente insostenibile relativamente alla componente ambientale.
Le maggiori associazioni ambientaliste nazionali (WWF, LIPU, Italia Nostra, GRIG et al.), insieme a numerosi cittadini, hanno quindi impugnato al TAR del Lazio il provvedimento di compatibilità ambientale chiedendo l’annullamento previa sospensiva (ricorso n. 1155 del 2018). Con una prima ordinanza, del 01.3.2018, il Tribunale amministrativo fissava l’udienza al 19 dicembre 2018 “considerato che, nel bilanciamento con l’interesse pubblico, le esigenze della parte ricorrente siano apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito”.
Con una seconda ordinanza, del 24.1.2019, il TAR sospendeva il giudizio e chiedeva alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi in merito al ricorso, rivolgendo all’organo comunitario sovrannazionale 7 quesiti. I giudici amministrativi volevano infatti sapere dalla Corte Europea se sia conforme alla normativa comunitaria la modalità di svolgimento e conclusione del procedimento e dei relativi provvedimenti adottati. Nell’ordinanza il TAR conferma “il bene ambientale come primario”, ma anche che “dubita della conformazione alla normativa eurounitaria della modalità di svolgimento e conclusione del procedimento e dei relativi provvedimenti adottati”. Il 16 luglio 2020 La Corte di Giustizia ha pubblicato la sentenza (C-411/19) che contiene le risposte ai quesiti del TAR del Lazio e che è stata trasmessa al tribunale amministrativo il 27 luglio.
La sentenza della Corte è stata letta da più parti come una “bocciatura” del tracciato verde. Pertanto in attesa della sentenza definitiva del TAR (che ha fissato l’udienza per il 26.5.2021), che dovrà giudicare muovendosi nel quadro delineato dalla Corte di Giustizia Europea, la cautela deve essere d’obbligo.
La stessa cautela dovrebbero averla sia i politici che gli organi amministrativi nel valutare con attenzione se proseguire su una strada tracciata nel solco dell’accanimento su un tracciato “sbagliato” ab origine, che potrebbe rivelarsi un vicolo cieco o, peggio, un danno certo all’ambiente, ai cittadini tutti e allo Stato stesso, le cui risorse dovrebbero essere spese nel perseguire e nel difendere il bene comune (ambiente incluso).
Restiamo quindi vigili fino alla fine a difesa del territorio continuando a sostenere che le opere faraoniche spesso fanno più bene a certa politica che ai cittadini e che impegni di spesa di questa entità andrebbero rivolti, anche, alla messa in sicurezza della viabilità già esistente ormai degradata da anni di trascuratezza ed al ripristino della sicurezza idrogeologica del territorio che ormai da troppo tempo è stato dimenticato ed abbandonato.
Ci riferiamo alle strade statali, provinciali, e rurali, che lontane dall’essere in sicurezza, mettono in pericolo, ogni giorno chi le percorre ma che non sono mai attenzionate dalla politica, non rivestendo il goloso interesse dei grandi appalti.
Un’ultima amara annotazione sulla notizia di indagati nell’elenco dei Commissari proposti dal Governo, sentirsi rassicurati da queste decisioni è sempre più difficile.
Per ITALIA NOSTRA SEZIONE ETRURIA Marzia Marzoli – Presidente
Per il COMITATO 100% FARNESIANA 100% Marco Tosoni – Portavoce
Per il COMITATO PER IL DIRITTO ALLA MOBILITÀ DI TARQUINIA Virginia Borgi, Nicola Buonaiuto – Portavoce
Per il COMITATO PER LA DIFESA DELLA VALLE DEL MIGNONE Bianca Stefancu – Portavoce
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