Oggi il Mediterraneo è già il mare più inquinato al mondo da idrocarburi (38 milligrammi al mc di contaminazione, a fronte di 3 milligrammi di altri mari); l’Adriatico è il più basso e il più sporco; un incidente in un mare chiuso come l ‘Adriatico sarebbe più devastante di quello del 2010 nel Golfo del Messico (11 morti, decine di feriti nell’incendio della piattaforma; milìoni di uccelli e pesci uccisi da almeno 5 milioni di barili di petrolio versati in mare per 106 giorni; 19 miliardi di dollari di danni, pagati dalla BP);
– le esplosioni di aria compressa per le ricerche devastano la fauna marina e il suo habitat; sono le stesse sospettate di provocare i terremoti in Emilia e nell’area del Montello (Treviso).
ULTERIORI SPROFONDAMENTI DELLE CITTÀ DI COSTA:
– le estrazioni di metano al largo e nell’area di Ravenna hanno provocato l’abbassamento (subsidenza) della zona di più di 1,20 metri, affondando gran parte delle spiagge e costringendo a rifare tutto il sistema fognario, finito sotto il livello del mare (prof. Mario Zambon, Ingegneria Università di Padova)
– le estrazioni di petrolio hanno sprofondato il Delta del Po, con punte di 3,S metri nell’area di Porto Tolle,
– Venezia negli Anni ’50 si è abbassata di 13 cm. a causa dei prelievi d’acqua per le industrie chimiche; vogliamo far sprofondare ancora di 20 cm. Venezia e di 30 cm. Chioggia,per poi fare un altro Mose?
È SCADUTO IL TEMPO DEL PETROLIO E DELLE ENERGIE FOSSILI
L’Itali a deve sostenere le ener gie rinnovabili, uscire da quelle fossili, come si è impegnata alla Conferenza sul dima di Parigi, perché la temperatura della Terra non aumenti di diversi gradi nei prossimi decenni, portando l’umanità all’estinzione. Già quasi il 50% della nostra energia elettrica deriva dalle rinnovabili (con 60mila addetti), e in Germania sono al 78%. Invece,trivellare in mare per cercare petrolio e metano significa puntare ancora sulla scelta sbagliata.
ECONOMICAMENTE NON NE VALE LA PENA:
Le ricerche e l’estrazione di petrolio e gas mettono a rischio due attività fondamentali: il turismo {10% del Pii nazionale, con 3 milioni di addetti) e la pesca (2,S% del Pii, 3SOmila addetti): un incidente, sempre possibile, provocherebbe la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.
Tutto per una quantità di petrolio che basterebbe, forse, a coprire il fabbisogno di 7 settimane e una di metano un po’ più consistente.
È un affare solo per i petrolieri che,per vendere gli idrocarburi a chi vogliono, versano allo Stato dfre ridicole (il 7-10% del loro valore): nel 2015 solo 340milioni di euro, meno dei 360 milioni che ci costa fare questo Referendum separatamente dalle comunali del prossimo giugno (per volontà del governo, che punta a non farci votare per non raggiungere il quorum de 5O% dei votanti).
A cura di Michele Boato Ecoistituto del Veneto Alex Langer
http://www.ecoistituto-italia.org/cms-4/files/TeA%2088%20(2).pdf
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