Di Loreto Gigli
Ogni volta che la televisione parla di prezzi , fa vedere che i prezzi dello zucchero e del cetriolo sono aumentati, non dicendo mai quanto va in tasca all’Ortolano, cioè solo il 17% di quello che spende il consumatore!
Tra la provincia di Grosseto e la provincia di Viterbo, ci sono oltre diecimila aziende in crisi e alcune sulla strada del non ritorno. La loro crisi sta determinando la crisi di oltre trentamila lavoratori, con ripercussioni gravi sull’indotto, (industrie agroalimentari, rivenditori di beni e servizi per l’agricoltura).
La provincia di Grosseto produceva oltre un milione di quintali di grano duro, qui in Capalbio nel 1980 la Coop poggetti, con i suoi 750 soci agricoltori produceva 115.000 QL di granaglie, 800.000 ql di pomodori, 300.000 ql di barbabietole, 40.000 ql di peperoni, 20.000 ql di cocomeri etc, distribuendo circa 18 miliardi di lire ai propri soci, due miliardi di autofinanziamenti remunerati ai soci anche del 18%. Sono passati 30 anni e tutto è morto.
Le cooperative formate dall’Ente Maremma sono morte, sia per la cattiva gestione, che per il mancato appoggio di politiche Nazionali all’agricoltura.
Ci siamo venduti le quote latte, le quote zucchero, le quote vigne a favore della Francia e della Germania.
A Grosseto nel 2011 hanno chiuso oltre 160 aziende, nel 2012 1974 attività e solo a Grosseto circa 670. In Italia nel 2012 ha chiuso un’attività al minuto.
Non è possibile che stia succedendo alla mia Maremma, a questa terra così meravigliosa, alla gente che ha lavorato duro, con la forza delle sole braccia, per bonificare, spietrificare, dissodare, rendendo fertili le terre, che oggi non sanno a chi vendere i propri prodotti.
Non ci sono più i punti di riferimento delle cooperative, il mercato è inesistente, perchè tra corridoi verdi (Marocco e nord Africa), false importazioni, false leggi per l’imbottigliamento di olio, vino e latte, false etichette che distruggono il consumatore dal vino alla pasta, dal pomodoro ai latticini, tutte eccellenze oggi in agonia.
Per uscire da questa crisi occorre ridare il volto, la voce e la dignità economica agli agricoltori, cioè all’agricoltura Italiana, per far tornare i giovani nei campi, altrimenti il futuro sarà soltanto la vendita delle aziende al latifondo che s’ingrasserà sempre di più, o peggio alle società che proporranno, discariche ed impianti inquinanti, vedi Biogas, geotermico etc.
Capalbio 2 Febbraio 2013
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