Comunicato stampa:
Roma Vetus non è il futuro del turismo per Tarquinia
I tempi sono cambiati, sono bastati pochi anni di crisi economica per capire che le scelte di uno sviluppo
dissennato dei territori sono fuori dalla realtà, senza prospettive per il futuro.
Soltanto 20 anni fa, qualsiasi progetto, grandioso, ai limiti dell’inutilità, sarebbe sembrato un’opportunità di
sviluppo; oggi non è più così, i cittadini si aspettano concretezza e non credono alle favole.
Un tipico esempio ne è il progetto del Parco Tematico “Roma Vetus”, che la società proponente vorrebbe
realizzare nel territorio di Tarquinia, in un’area agricola, ad un passo da Civitavecchia. L’opera, che si
potrebbe sviluppare su una superficie di circa 110 ettari, vanta l’ipotesi di una riproduzione della Roma
Imperiale, ricostruita nei minimi dettagli storici ed architettonici dei suoi monumenti, dei templi, delle
basiliche e dei palazzi imperiali, con dimensioni pari al 70% di quelle reali: il Colosseo, il Circo Massimo, il
Campidoglio, il Foro di Traiano, le piazze e le antiche basiliche.
Il progetto Roma Vetus dovrebbe abbinare le caratteristiche dei parchi tematici di divertimento quali
Disneyland con quelle di itinerario storico e culturale, per un pubblico interessato ad ampliare le proprie
conoscenze storiche ed artistiche. Ma se da una parte è verosimile parlare di turismo e di itinerari turistici,
dall’altra diventa incomprensibile per quale motivo si leggono dichiarazioni della politica locale, che
inneggiano ad uno sviluppo edilizio, come cura contro la crisi economica.
Ancora una volta un progetto che viene sottoposto come cavallo di troia, per nascondere qualcos’altro?
A pensar male si farà peccato, ma quanto è distante dalla realtà l’ipotesi che Roma Vetus altro non sia che la
possibilità di cementificare tutta l’area per progetti già noti, come la piattaforma logistica, il Terminal Cina, il
mega progetto? Ipotesi avvalorata dalle planimetrie poste sul sito web e dalla stessa presenza nel progetto,
in veste di consulente, dell’ex sindaco e presidente dell’Autorità Portuale, Gianni Moscherini.
Dopo tutto sono anni che Roma Vetus viene proposto alle amministrazioni locali, dalle zone umbre di
Orvieto, a quelle dei castelli Romani, a Civitavecchia stessa; il fatto che abbiano fatto tutti un passo indietro,
impone una riflessione sulle motivazioni del “niet” dei comuni.
La domanda è: abbiamo bisogno di tutto questo?
Possibile che il territorio, che rappresenta la culla dell’archeologia non possa progettare qualcosa di più
bello, di più vicino alla sua vocazione e reale identità? L’Alto Lazio deve tornare ad essere l’antica Etruria o
la brutta copia di Roma?
Nei mesi scorsi i comuni di Tarquinia, Cerveteri e Montalto di Castro hanno ottenuto finanziamenti
strutturali europei dalla Regione Lazio per la valorizzazione del patrimonio archeologico e storico per circa 4
milioni di euro. Il Comune di Tarquinia ha ottenuto fondi direttamente dall’Unione Europea per quasi due
milioni di euro volti alla divulgazione. Riteniamo che questi siano gli investimenti da mettere in campo e
crediamo che i privati vadano coinvolti nella filiera produttiva legata al turismo culturale.
Il turismo e l’archeologia sono una risorsa, inestimabile, ancora da valorizzare, altro che Roma Vetus, noi
abbiamo già tutto, ci manca di mettere il tutto a sistema.
I flussi turistici verso Roma esistono già, sono interessati alla Roma vera, quella reale, quella dei Musei
Vaticani e delle bellezze archeologiche che hanno sfidato i millenni. A cosa può servire una Roma finta ad
un’ora da quella vera? Ci siamo forse dimenticati di Etruscopolis? E poi da dove arrivano questi
investimenti? Ne è chiara la provenienza e la trasparenza?
Il nostro territorio ha bisogno di una politica che creda nelle risorse esistenti, nell’economia reale, fatta di
attività turistiche locali, da sostenere, in veri progetti di promozione turistica, come è giusto che sia.
Molti dei visitatori di Tarquinia vengono per la peculiarità etrusca, per le tombe dipinte; nonostante la poca
valorizzazione degli anni precedenti, la congiuntura sfavorevole e le mancate azioni, il nostro patrimonio
attira ancora circa centomila visitatori l’anno. Queste cifre potrebbero crescere: i turisti che potrebbero
visitare Tarquinia e il territorio sono tantissimi, vanno soltanto coinvolti in un sistema integrato nel luogo,
come se fosse un grande parco culturale tematico dove coinvolgere le attività turistiche locali esistenti, che
hanno già investito e che per resistere all’urto della crisi hanno bisogno di stare insieme per un grande
progetto di promozione.Prot. 20/2013 Roma, 28 aprile 2013
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28 aprile 2013
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